Cari colleghi del 14° Corso
Ho superato come tantissimi altri allievi il difficile traguardo della prima stelletta da Ufficiale, e sono arrivato a Torino da Sottotenente di Artiglieria, anche se (con tutto il grandissimo rispetto per questa gloriosa Arma) avevo dato la mia personale preferenza all'Arma del Genio. Nessuna disillusione. Si sa che la distribuzione nelle varie Armi deve obbedire a superiori principi rispetto alle personali e comprensibili aspirazioni. Purtroppo un grave incidente di percorso di cui è stato testimone il mio carissimo ed ahimè scomparso amico Zibellini con cui condividevo una stanza in affitto, mi ha costretto a dare le dimissioni per essermi stata comminata una settimana di arresti domiciliari da parte di un capitano medico con una decisione dettata da ineguagliabile cattiveria ed ignoranza professionale molto lontana dai principi dettati da Ippocrate cui prestano vincolante giuramento. Evito di entrare nei dettagli conscio di stimolare legittima curiosità ma a qualcuno ho avuto modo di ricordarli ricevendo totale condivisione del mio pensiero. Forse sarà capitato anche ad altri e non so con quali risposte. Ma così a distanza di tanti anni lo ricordo in modo molto rigorosamente negativo. Almeno per me. Avrei voluto proseguire e forse ironicamente per il "bene dell'Arma" ho deciso così. Non me ne pento, ma avendo superato il non certo semplicissimo biennio da allievo con un grado di Istruttore, avrei volentieri proseguito negli studi a Torino.
Negli ultimi tempi ho ripreso a frequentare l'ambiente dei miei vecchi compagni di Corso, tutti di altissimo e aggiungo oltremodo meritatissimo livello non con regolare assiduità, per ahimè comprensibili problemi legati alla salute. Come ovvio, moltissimi non si ricordavano di me come io di loro essendo intercorsi decenni di lontananza dai tempi dell'Accademia. Sono rimasto sorpreso dal clima di grande cameratismo che accomuna indistintamente un po' tutti, mettendo anche i pochi come me che hanno avuto altri, più o meno brillanti percorsi, in piacevole sintonia e familiarità. Cito tra questi, se mi è permesso, Pierpaolo, Pino e ahimè appena andato "avanti" Giovanni Cappato che meglio ricordavo dopo tanto tempo. A conclusione di questo racconto che non potevo semplificare troppo, mi permetto di sottolineare quanto vi sia di diffuso ottimismo tra tutti che fa ben sperare per i futuri anni ormai prossimi al traguardo. Vorrei a livello personale poter partecipare, stati di salute permettendo, ai prossimi incontri. Nel frattempo auguro a tutti di trascorrere le imminenti festività nel bel clima familiare che si respira negli incontri. Felice Natale e Buon Anno.
Mario Pelone

Tantissimi auguri anche a te Mario. Mi farebbe piacere rivederti, ma penso che potremo farlo tra breve, non appena questa vita terrena volgerà alla sua naturale conclusione. Un forte abbraccio fraterno, in memoria del tempo della nostra giovinezza!
Lucio